Guardando alla produzione discografica di Johnny Jewel, produttore-musicista da Houston nel Texas, non c’è dubbio di essere di fronte a un artista di primissimo piano e dall’indiscusso talento.
Infatti, la fondazione della propria personale etichetta, Italians Do It Better, e la collaborazione a colonne sonore fra le quali spicca quella per il film cult “Drive” hanno attirato l’attenzione del pubblico su un sound che sta fra la new wave e l’electro, ma con un’estetica fortemente connotata nel rock anni Settanta. Un mix irresistibile.
Più complicato è stare appresso alla sua produzione e ai suoi cambiamenti d’umore “artistico”: vittima forse inconsapevole di ciò è la sua creatura più famosa, i Chromatics. Stiamo parlando di una band che sta agli anni Dieci come i Velvet Underground stavano alla fine degli anni Sessanta (o i Mazzy Star agli anni Novanta).
Mescolando post-punk, rock ed elementi di shoegaze, i Chromatics hanno saputo intercettare un vasto pubblico alternativo insoddisfatto dal rock più radiofonico, ma Johnny Jewel li ha bloccati cancellando la pubblicazione di “Dear Tommy”, che avrebbe dovuto essere l’album della loro definitiva consacrazione.
Jewel ha poi sciolto l’intero progetto, lasciando orfani fan in tutto il mondo: con un talento e un ego come i suoi, cosa riserverà il futuro a un personaggio così complesso?