Chirurgia plastica e rock: una storia d’amore

Da quando sono diventati così comuni, non c’è musicista di primo piano al

mondo che non sia ricorso a trattamenti di chirurgia plastica per continuare a mantenere fresco il proprio look e risultare gradevole a sempre nuove schiere di fan. Ma è giusto modificare il proprio corpo quando ormai esistono tecnologie come il deepfake o software altamente raffinati come Photoshop che possono far ottenere lo stesso risultato senza che sia definitivo e inciso sulla pelle?

Una discussione lunga quasi metà secolo

Il rapporto tra musica e chirurgia plastica ha radici lontane: da Dolly Parton, indimenticabile prima interprete di “I Will Always Love You”, a Madonna, sono decine i personaggi che anche prima degli anni Ottanta avevano normalizzato il “ritocchino”.

Alcune star, come quelle appena citate, hanno rivendicato con orgoglio questa decisione, mentre nel caso di altre non c’è mai stata una conferma ufficiale, ma solo “sussurri e grida”: è il caso degli scomparsi David Bowie o Prince, così come di Stevie Nicks dei Fleetwood Mac.

Sia come sia, è anche grazie al loro essere stati “apripista” che personaggi più famosi hanno ceduto alla tentazione di migliorare il proprio aspetto (un esempio su tutti? Michael Jackson e quasi tutti i suoi fratelli).

Al giorno d’oggi, si tratta di pratiche che non sono più demonizzate, purché eseguite presso centri seri, come Motiva, dalla comprovata professionalità. Anzi, si mette in conto che tutte le dive e i divi che occupano un posto speciale nel nostro cuore si siano rivolti, prima o poi durante la loro carriera, a importanti centri medici: parliamo di Rihanna, Beyoncé, Adele… Nessuno fa più caso al loro aspetto e semmai si parla di loro per le loro attese uscite discografiche.

Tutt’al più, se vera discussione c’è, questa ruota attorno alla liceità di interventi su persone troppo volubili, come la celebre artista brasiliana Elza Soares, ormai assuefatta al brivido del bisturi, o su musicisti eccessivamente giovani come accadde nel caso di Britney Spears.

Tutti contro Photoshop

È vero, i programmi di ritocco fotografico, a partire da Photoshop, sono ormai alla portata di tutti. Eppure non hanno vero successo con le rockstar.

Tolto qualche caso sulle copertine di riviste famose, anzi, c’è una forte reazione nei confronti di chi interviene troppo sulle proprie immagini, ritenendo che un eccesso di manipolazione possa mandare messaggi fuorvianti ai giovanissimi di oggi. Si teme che questa pratica possa portare i più influenzabili a sottoporsi a diete troppo rigide o trattamenti di cosmesi anche pericolosi pur di somigliare al proprio idolo.

Meglio, allora, essere trasparenti sul ricorso alla chirurgia estetica, ormai sdoganata anche per gli uomini, facendo capire che certi interventi fanno parte della normalità per chi lavora nel mondo dello spettacolo a un certo livello.

I ragazzini all’ascolto preferiscono questa forma di sincerità agli “imbrogli a colpi di byte” (contro i quali esiste da anni una apprezzata community dal piglio comico, “Photoshop Disasters”, che raccoglie il peggio di quanto apparso sulla stampa mondiale.